
Corruzione e falso ideologico, giro di boa per l'inchiesta " E' dovere"
Venerdì 08 Febbraio 2019 13:30 di Redazione CatanzaroPrima
Quattro mesi per i primi, importanti , risultati della procura di Catanzaro sull'inchiesta " E' dovere"
Con le accuse a vario titolo di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, i sostituti procuratori della Repubblica di Catanzaro Giulia Tramonti e Graziella Viscomi, hanno emesso in poco tempo i provvedimenti a carico di quattro indagati, coinvolti nell’inchiesta “E’ dovere”, scattata il 9 ottobre scorso. Due le misure cautelari agli arresti domiciliari, e diversi indagati. Si tratta di Maria Gabriella Rizzo, 57 anni, di Catanzaro, ex responsabile anticorruzione della Regione Calabria, l’imprenditrice Laura Miceli, 68 anni, di Spilinga (Vv), Antonio Tolomeo, 40 anni, di Catanzaro, componente la commissione incaricata alla vigilanza in relazione al “Finanziamento di Piani di investimenti produttivi” e Deborah Valente, 50 anni, cosentina di nascita, ma residente a Tropea (VV). Sotto inchiesta anche la Baia d’Ercole con sede a Ricadi, di proprietà di Laura Miceli.
Per favorire l’imprenditrice, Rizzo in qualità di dirigente del settore dipartimento “Turismo, Beni culturali, Istruzione e Cultura, settore industria alberghiera” e Tolomeo dirigente di settore avrebbero compiuto, in più di un’occasione, atti contrari alla funzione pubblica rivestita. In particolare, entrambi, nll’avviso pubblico della Regione relativo al“ Miglioramento e ampliamento delle strutture ricettive esistenti”, avrebbero adottato provvedimenti tesi alla liquidazione del Sal finale (Stato avanzamento lavori) in favore della Baia d’Ercole per un importo di 124.309,81 euro, mentre in relazione ad un altro bando, quello relativo a “Macchinari e Impianti”, Rizzo e Tolomeo avrebbero assicurato a Laura Miceli una costante consulenza finalizzata ad “istruire” l’imprenditrice e i suoi framigliari sempre operanti nel settore turistico sul contenuto della domanda di partecipazione e sulle modalità d’accesso.
Tolomeo, Miceli e Valente rispondono anche di falso ideologico in concorso. Secondo le ipotesi di accusa, Tolomeo e Valente pur sapendo che l’imprenditrice aveva già usufruito di benefici in regime di de minimis avrebbero dichiarato diversamente sulle domande di ammissione ai finanziamenti. Gli indagati, assistiti dagli avvocati Salvatore Staiano, Francesco De Luca, Luigi Sciumbata, Alessio Colistra e Anna Maria Grazia Sodano, avranno 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dai magistrati titolari del fascicolo, depositare memorie e compiere ogni atto utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che la Procura proceda con una richiesta di rinvio a giudizio.