Catanzaro del dopo-Covid, il pensiero di Mons. Domenico Battaglia

Venerdì 10 Luglio 2020 13:00 di Redazione CatanzaroPrima

Al forum virtuale sulla Catanzaro del dopo Covid, promosso dall’assessore alla cultura Ivan Cardamone, ha partecipato anche mons. Domenico Battaglia che ha voluto indicare le priorità su cui dovrebbe fondarsi la città post emergenza.

CHI E' S.E. MONS. DOMENICO BATTAGLIA

Vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti. Durante la sua attività pastorale nell'arcidiocesi di Catanzaro-Squillace si è interessato ai più deboli e agli emarginati tanto da essere chiamato "prete di strada". Ha guidato il Centro calabrese di Solidarietà, comunità dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze, ed è stato vicepresidente della Fondazione Betania di Catanzaro, opera diocesana di assistenza-carità. È stato rettore del seminario liceale di Catanzaro e membro della Commissione diocesana "Giustizia e Pace", amministratore parrocchiale a Sant'Elia, parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro, direttore dell'Ufficio diocesano per la "Cooperazione missionaria tra le Chiese", parroco a Satriano. È stato anche collaboratore al santuario di Santa Maria delle Grazie in Torre di Ruggiero, collaboratore parrocchiale a Montepaone Lido e amministratore della parrocchia di Santa Maria di Altavilla a Satriano.

“UNA CITTA’ CHE NON PUO’ FARE A MENO DI UN SERVIZIO SOCIALE FORTE, PRESENTE E ATTIVO”

“Catanzaro, bella e sofferente, sempre in equilibrio tra rassegnazione e resilienza. Catanzaro che sospira di nostalgia al ricordo di un passato idealizzato e trema di rabbia e paura guardando il suo presente, immaginando il suo futuro. Catanzaro con i suoi “qui si starebbe anche bene, però…”

E’ sempre più una città di poveri, di disagio senza risposta, una città che non può più fare meno di un servizio Sociale che sia forte, presente, attivo. Un servizio di prossimità, radicato nei tanti, troppi centri che questa città di periferie vive, non arroccato in una sede comunale ma policentrico, capillare. Un welfare tra la gente, capace di prendersi carico in modo complesso e sistemico della molteplicità di forme di disagio oramai incancrenite, soprattutto in alcuni quartieri.

E’ sempre più una città che ignora, abbandona, respinge i suoi ragazzi. Catanzaro non è un paese per giovani, ma deve improrogabilmente ripartire da loro, progettare, strutturare e soprattutto sostenere con continuità centri per l’educazione non formale dei ragazzi, palestre di protagonismo e cittadinanza attiva, scuole di Politica in una città che la Politica la subisce come un male incurabile e inevitabile.

E poi il lavoro! Sostegno concreto ed accompagnamento all’autoimprenditorialità dei giovani, incentivi efficaci per superare il clientelismo nel pubblico e nel privato a favore del merito e dell’energia delle nuove generazioni.

Catanzaro è una città che per riconoscersi ha bisogno di riscoprire la Bellezza, cambiare lo sguardo. Per questo serve mettere mano al recupero urbanistico e architettonico del centro storico che deve tornare a vivere, a risplendere, ad essere abitato, anche integrandosi con l’università. Serve un progetto lungo e continuativo per la valorizzazione e la manutenzione delle tante aree verdi.

Serve cura, non straordinarietà ma quotidianità, progettazione e presenza. Lasciar perdere cemento e grandi opere, per iniziare un’epoca di manutenzione attenta dell’esistente per rammendare le periferie urbanistiche ed esistenziali sempre più sfilacciate.

Catanzaro ha bisogno di un futuro e di un presente, di una speranza e di un sogno. E ne ha bisogno ora”.


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