Asp Catanzaro, si è dimesso il commissario Domenico Bagnato

Venerdì 01 Novembre 2019 08:30 di Redazione CatanzaroPrima

Il prefetto in pensione Domenico Bagnato si è dimesso dalla commissione nominata per la gestione dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro dopo lo scioglimento dell'Ente per presunti condizionamenti della criminalità organizzata. La decisione, secondo quanto ha detto all'ANSA lo stesso prefetto Bagnato, "é stata determinata da motivi familiari" e comunicata formalmente al Ministro dell'Interno. "Ho presentato le dimissioni - ha detto Bagnato - per gravi motivi di famiglia che non mi consentivano di proseguire l'attività con la consueta serenità e continuità". Bagnato ha anche ringraziato "l'istituzione di appartenenza per la fiducia che mi ha accordato e che ho sempre onorato anche in precedenti ed importanti occasioni, col consueto impegno, moralità e rispetto della legge e degli altri, com'è sempre stato nel mio costume". Bagnato, nei giorni scorsi, era stato obiettivo di critiche, da parte in particolare del Movimento 5 stelle, per una sua presunta appartenenza alla massoneria.

"Occorre immediata chiarezza sulle dimissioni del prefetto a riposo Domenico Bagnato dalla Commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro, azienda sciolta per infiltrazioni mafiose». Lo affermano i parlamentari M5S Paolo Parentela, Bianca Laura Granato, Giuseppe d'Ippolito e Francesco Sapia, "che di recente - é detto in un comunicato - avevano presentato un'interrogazione ai ministri dell'Interno e della Salute per sapere se Bagnato sia iscritto a logge massoniche o ne abbia fatto parte". "La rinuncia all'incarico da parte dell'ex prefetto - proseguono i parlamentari 5 Stelle - deve essere motivata senza indugi. Chiaramente la vicenda è molto delicata in quanto caratterizzata da un dubbio persistente, che va sciolto al più presto. Sarebbe infatti inammissibile, e nel caso andrebbero individuati e puniti tutti i responsabili, che un appartenente alla massoneria possa guidare un'azienda sanitaria, peraltro commissariata per 'ndrangheta e con risaputi problemi di legalità e notorie incrostazioni di potere. Proprio per assoluta trasparenza e nel rispetto che meritano i cittadini e le istituzioni calabresi, chiediamo a Bagnato di spiegare pubblicamente le ragioni della scelta di dimettersi. In ogni caso, attenderemo risposta dai ministri interrogati, che al riguardo sollecitiamo, perché le amministrazioni pubbliche della Calabria devono essere libere da ogni opacità e possibile condizionamento. Altrimenti è del tutto inutile e addirittura farsesco che vengano commissariate".

Dopo le dimissioni il Codacons è intervenuto nuovamente. "Due mesi addietro l’associazione aveva chiesto l’intervento del Ministro della Salute denunciando la presenza di “un Massone tra i commissari nominati dopo lo scioglimento ASP di Catanzaro”. “La moglie di Cesare non solo dev’essere onesta, ma deve anche sembrare onesta”, proprio per questo motivo, avendo da tempo denunciato una serie di incredibili sprechi nell’ASP di Catanzaro – scriveva Francesco Di Lieto vicepresidente nazionale del Codacons – non possiamo tollerare neppure il minimo sospetto su chi è chiamato a far pulizia”. Il nominativo sul quale si invocava chiarezza era quello del prefetto Dott. Domenico Bagnato. Non è ipotizzabile che chi debba valutare l’operato dei manager dell’Asp di Catanzaro possa, in qualsiasi modo, essere influenzato da logiche esterne. Per questi motivi avevamo chiesto spiegazioni al Ministro confidando che, nel caso risultasse confermata l’iscrizione ad una loggia segreta, si provvedesse alla immediata sostituzione del commissario. Oggi si ha notizia delle dimissioni rassegnate dal Dott. Bagnato. Alla luce di quanto denunciato e per la dovuta trasparenza il Codacons insiste nel chiedere se risponda al vero che uno dei componenti, cui sono state affidati tutti i poteri per ristabilire la legalità nell’ASP di Catanzaro, non abbia dichiarato la propria appartenenza ad una loggia massonica e, nel caso lo abbia fatto, per quale motivo si è proceduto ugualmente alla sua nomina. Le indagini giudiziarie ci consegnano, soprattutto in Calabria, tutta una serie di ingerenze illecite da parte di settori della massoneria nell’attività politica e delle amministrazioni locali, fino a accertare legami criminali tra alcune logge con le organizzazioni mafiose. A questo punto - conclude Di Lieto - le dimissioni non bastano e riteniamo doveroso conoscere chi abbia “suggerito” il nome dell’ex prefetto".


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